Questa comunità abbraccia una superficie territoriale di 17,425
quadr., 1173 dei quali sono occupati da corsi d’acqua e da strade.
Essa confina con sei comunità. La sua figura iconografica potrebbe assomigliarsi ad
un trapezio con un angolo prolungato verso sett., dove passa a guisa di tangente il
fi. Era, il cui alveo dal lato di grec. divide questa dalla Com. di Peccioli; mentre dal
lato di pon.-maestro costituisce i termini della Com. di Lajatico con quella di Terricciuola
il torr. Sterza, rimontando questo dalla sua foce in Era sino al borro della Grillaia.
Costi: cessa il confine con Terricciuola e sottentra la comunità di Chianni, con la
quale la prima prosegue ad andare contr’acqua su per il torrente sino al pontone di
Strido, presso cui il braccio sinistro della Sterza si riunisce al destro, che appellasi la
Sterzuola. Lungo quest’ultimo il territorio comunitativo di Lajatico, dopo aver voltato
fronte da pon. a lib. cammina di conserva con quello di Riparbella, sino a che allo
sbocco del borro di Miemo la comunità di Lajatico, piegando da lib. a ostro, lascia
colla Sterzuola il confine di Riparbella per dirigersi dalla parte di scir. lungo il borro
di Miemo insieme con la Com. di Monte-Catini di Val di-Cecina; con la quale, dopo
aver essa attraversato la via pedonale che dalla ch. di Miemo incamminasi per Pietra
Cassa a Lajatico, trapassa le prime fonti del torr. Fosce, e quindi la strada comunitativa
di Miemo ad Orciatico. Di costà per termini artificiali corre nella direzione da lib.
a grec. sino al torr. Foscecchia, in cui cessa dal lato di lev. la Com. di MonteCatini ed
incomincia l’altra di Volterra. Con quest’ultima la Com. di Lajatico mediante il torr.
Forcecchia si unisce al Ragone e con esso lui scende nel fiume Era; alla qual confluenza sottentra la Com. di Peccioli servendo ad entrambre di confine, lo stesso fiume sino allo sbocco del torr. Sterza in Era.
I corsi d’acque più copiosi che percorrono, oppure che rasentano il territorio di Lajatico
sono, dal lato di grec. il fiume Era, dalla parte di pon. il torr. Sterza, e dal lato di
scir. i torr. Fosce e Foscecchia, i quali due ultimi si vuotano uno dopo l’altro nel torr.
Ragone testè accennato, a lev. del capoluogo.
Tutte le strade comunitative di questo gibboso distretto sono pedonali, o a bastina,
meno il tronco che al ponte della Sterza staccasi dalla via nuova lungo l’Era, ossia
dalla R. provinciale delle Saline per condurre al Cast. di Lajatico.
L’indole e struttura geognostica del terreno di questa comunità è complicata e sconvolta;
stanteché dalla parte dei poggi che innoltransi verso le sorgenti della Sterza
veggonsi comparire ad intervalli rocce cristalline e massicce del genere ofiolilico, oppure
di natura calcarea o siliceo argillosa, mentre sul loro confine furono sepolte intere
selve di piante monocotiledoni convertite attualmente in lignite. All’incontro le
colline inferiori a Pietra Cassa sono formate di marne cerulee, ossia di biancane che
rivestono continuamente le piagge orientali e settentrionali dei poggi di Lajatico,
ricoperte esse medesime nei posti più eminenti di una panchina tufacea o renischio
siliceo-calcare copiosa di fossili di varia specie.
L’oculatissimo Giovanni Tagioni-Tozzetti, fino dal 1742 viaggiando per coteste parti,
avvertì, che poco fuori di Lajatico si perde il tufo, e da lì perfino a Volterra non s’incontrano
più che nude colline di creta, le quali si stendono per un immenso tratto
d’ogni intorno. Nei poggi di Lajatico lo stesso naturalista annunziò l’esistenza
di diversi molluschi bivalvi e univalvi, e di una rena composta quasi tutta di testacei
differentissimi, ed appena visibili coll’occhio nudo. Non trovando per quelle biancane
che pochissime case da lavoratori, parve al prelodato viaggiatore di doverne
attribuire le cause; 1° alla mancanza delle acque sane bevibili; 2° allo smottamento
del terreno, e poca stabilità degli edifizii; 3° alla troppa magrezza delle biancane, ed
alla mancanza o troppa scarsità delle pasture. E considerando al modo di rendere
fruttifere ed abitabili coteste vastissime campagne delle valli dell’Era, della Cecina,
dell’Elsa ec. coperte nella massima parte della stessa creta cenerognola, che appellasi
mattajone o biancana, egli suggeriva alcuni mezzi per rimediarvi: 1° con fontane
fatte venire, quando si potesse, dalle colline superiori di tufo, o sivvero con l’ajuto di
cisterne; 2° facendo sì che abbiano maggiore stabilità gli edifizii mediante palafitte
e sproni ai fondamenti, oppure collo scegliere i luoghi che conservano dei residui di
tufo e di panchina per piantarvi sopra le case; 3° in quanto poi a correggere la magrezza
e qualità argillosa del mattajone lo stesso Targioni suggeriva un metodo che dopo settant’anni con tanta economia e successo fu praticato dal fattore Agostino Testaferrata nella vasta tenuta Ridolfi in Val-d'Elsa, quello cioè di marnare la creta, ossia il mattajone, per mezzo della rena del superiore tufo disfatto ec.
Di un’acqua minerale idrosolforata e fredda che scaturisce nei contorni di Orciatico
rese contezza un secolo fa mediante una lettera filosofica il Dott. Carlo Taglini di
Chianni, distinto Prof. nello studio pisano.
Fra i prodotti principali del territorio di Lajatico sono i cereali, le vigne, e sui poggi
tufacei e calcarei gli ulivi e il bosco. I foraggi costituiscono in questo paese un articolo
importante per il bestiame bovino e pecorino, ma quelle fra le piante di tale
specie che meglio vi si addicono sono i trifogli e la lupinella, le quali nel tempo stesso
servono di utile avvicendamento a cotesta qualità di terreno argilloso, dove suole
vegetare spontanea l’erba Sulla (Hedysarum coronarium), il nettare dei di cui fiori
fornisce alle api un cibo squisito per fabbricare un miele il più delicato della Toscana.
Si tiene in Lajatico una sola fiera annuale di bestiame lì 25 settembre.
La comunità mantiene un medico chirurgo, e due maestri di scuola, che uno residente
in Lajatico e l’altro a Orciatico.
Per le cause civili questa comunità è compresa nella potesteria di Peccioli, ma in
quanto al criminale vi fa ragione il Vicario R. di Lari, dov’è pure l’ufizio di esazione
del Registro con la cancelleria comunitativa. L’ingegnere di Circondario risiede in
Peccioli; la conservazione delle Ipoteche in Livorno, e la Ruota in Pisa.