La Rocca di Pietracassa, gioiello di fortificazione medievale posta nel territorio di
Lajatico, ha visto il 17 maggio 2014 l’inaugurazione del restauro, un ciclo di lavori
iniziato nel 2011 e conclusosi dopo diversi anni, che ha portato al recupero e alla
fruizione sicura della rocca.
Il progetto è stato fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale di Lajatico,
grazie al contributo della Regione Toscana e della Banca Popolare di Lajatico, ed è
stato firmato dall’architetto Nicola Gallo, che ha diretto i lavori con l’aiuto sul campo
dei sovrintendenti Renato Guerrucci e Lorenzo Bacci. L’operazione è stata preceduta
da un’interessante e proficua indagine archeologica al fine di ottenere un restauro
che fosse il più preciso e filologico possibile. Finalmente così è stato recuperato un
sito molto importante per il turismo dell’intera Valdera.
L’intero complesso poggia su un enorme masso di alberese sul cui lato Nord fu edificata
la torre di avvistamento divenuta in seguito il mastio della rocca e che costituisce
la parte più antica di tutto il complesso architettonico. La torre, posta nel luogo
più alto della struttura, costituiva un valido punto di controllo sulla strada che corre
lungo la Sterza collegando la Val d’Era con la Val di Cecina.
Le due cinte murarie invece, per motivi storici, furono edificate in seguito ed in tempi
diversi.
La prima, con un unico accesso sul lato Sud, costituì il castello vero e proprio. La
seconda, costruita in epoca più tarda e molto più ampia, dette origine ad un nuovo
complesso architettonico definibile a pieno titolo rocca.
In totale si distinguono quindi tre diverse tecniche edilizie, corrispondenti ad altrettante
epoche storiche. La prima, la più antica è quella con cui fu realizzato il mastio
e le probabili strutture adiacenti. La sua datazione è complessa data la scarsità di
documenti, ma con tutta probabilità risale agli inizi dell’XI secolo. La prima cinta di
mura costituiva il castello, imponente e maestosa, era disposta con la facciata principale
a mezzogiorno e può essere datata intorno alla prima metà dell’XI secolo anche
se Giuseppe Caciagli la fa risalire alla fine dell’VIII secolo. È composta da un lato da
una muraglia lunga circa 45 metri e alta 8, leggermente convessa verso l’interno e
costruita con pietre abilmente squadrate la cui disposizione dimostra l’abilità di chi vi
ha lavorato. Senza una finestra, né una feritoia e sprovvista di merlatura, era dotata di
un camminamento di ronda costruito in travi di legno a sbalzo e posto ad un’altezza
di circa 1,30 m dalla sommità del muro. Oggi sono ancora visibili gli alloggiamenti
delle travi nella parte alta della muraglia. Tale camminamento doveva estendersi
anche sui tratti di mura laterali che si chiudevano sul dirupo lato Nord, oggi andati
distrutti. Dalla parte interna si notano delle buche pontaiole all’altezza del terreno,
ciò significa che all’origine il piano di calpestio si trovava almeno 1,5 m più in basso.
L’unica apertura su questo lato è la porta d’accesso, costruita più in alto rispetto
all’esterno delle mura in modo da poter essere murata in caso d’attacco. In questo
modo si rendeva assai più difficile l’operazione di sfondamento da parte del nemico.
All’estremità di questa muraglia si trovano due possenti torri angolari differenti tra
loro ma ben inserite in tutto il complesso. Una, quella ad ovest a pianta quadrilatera
e più slanciata, l’altra posta ad est più massiccia e a pianta eptagonale.
Quest’ultima è costituita da due piani alla cui base le mura hanno uno spessore di
2,16 m. Il piano inferiore, ancora ben conservato, è accessibile tramite una stretta
apertura dalla parte interna del castello più alta di circa 1,6 m rispetto al piano di
campagna. La torre è dotata di due feritoie, di cui una interamente in pietra e rivolta
verso la porta di accesso alla seconda cinta muraria. Mentre l’altra, forse modificata
in un secondo tempo e con la volta a mattoni, è rivolta verso l’accesso al castello posto
sul muraglione centrale, non visibile data la convessità del muro stesso. Il solaio
del piano inferiore, ad un’altezza di circa 4,5 m dal piano di calpestio, è costituito da
una volta a botte in lastre di alberese. Del secondo piano, avente anch’esso una copertura
a volta ed un successivo strato di impermeabilizzazione, non sono rimasti che
pochi ruderi. Era comunque dotato di due feritoie poste in corrispondenza a quelle
del piano inferiore. Ammesso che la copertura a volta doveva essere accessibile dal
camminamento di ronda, l’altezza del secondo piano doveva essere all’incirca 3 m.
I due piani non erano comunicanti per cui quest’ultimo era raggiungibile solo dall’esterno.
La torre posta sul lato Nord-Ovest è invece a forma quadrata e costruita su tre piani,
ogni piano è dotato di tre feritoie con lo scopo difensivo sia della torre stessa,
che della porta di accesso al castello. Le feritoie sul lato principale sono poste centralmente
rispetto alla parete, mentre quelle sui lati laterali si trovano in prossimità
dell’attestazione delle pareti della torre con le mura del castello, questo per avere
una difesa radente delle mura stesse. Anche in questo caso però dalle feritoie sul
lato Nord - Est, non è possibile vedere la porta di accesso al castello data la convessità
del muro.
Dati i dislivelli in gioco le due torri erano unite dal camminamento di ronda tramite la
copertura della torre eptagonale e l’ultimo piano della torre quadrata.
La cinta muraria del castello prosegue poi sui due lati oltre le torri, per chiudersi sul
lato Nord del maniero, che come già detto, data la sua inaccessibilità è sprovvisto di
fortificazioni.
All’interno del perimetro del castello nulla è rimasto a testimonianza di come dovevano
essere disposti i vari servizi. Solo in prossimità del mastio e della torre eptagonale
si notano tracce affioranti di muratura. Nel primo caso tale costruzione doveva
costituire l’alloggio del castellano, essendo posta nella parte più alta ed in prossimità
del mastio, ultimo baluardo di difesa. Doveva avere un’altezza non superiore
ai due piani altrimenti avrebbe impedito la visibilità dal mastio stesso. Dalle tracce
rimaste si deduce essere a base rettangolare di 16×8 m. La seconda costruzione
facilmente individuabile si trova nei pressi del torrione eptagonale, si tratta di una
struttura affiorante da terreno e coperta a volta in pietra che costituiva la cisterna per
la raccolta dell’acqua piovana.
Sopra ad essa era posto l’alloggio delle guardie a difesa della porta di accesso alla
rocca. Come detto all’inizio, il mastio è la parte più antica del castello e per sua difesa
venne edificata una muraglia fortificata sul lato Sud.
Con la costruzione successiva della prima cinta muraria questo baluardo venne a
trovarsi tra la porta di accesso al castello e il mastio stesso. A questo punto, non
avendo più ragione di essere, venne parzialmente demolito. Una continuazione di
essa dovette costituire i locali di abitazione, che prolungandosi fino alla torre epta-gonale, dovevano consentire l’accesso al camminamento di ronda ed al secondo piano della torre stessa.
Altro muro che venne demolito, questo però dopo la costruzione della seconda
cinta muraria, fu quello che collegava la torre eptagonale al dirupo sul lato Nord
del castello. Altri locali dovevano trovarsi lungo la prima cinta, essendo il piano di
campagna come già detto, più basso di 1,5 m.
La descrizione che abbiamo fatto fino ad ora si riferisce alla parte costruttiva che
possiamo definire castello.
Da un documento del 1252, (Iohannes Rustichelli de Ghezano, notarius publicus)
redatto da un notaio pisano, dove si parla per la prima volta non di castello ma di
rocca di Pietracassa, è possibile datare la costruzione della seconda cinta muraria.
Nei primi anni del XIII secolo quindi, applicando la terza tecnica edilizia, ebbe inizio
la costruzione della seconda e più estesa cinta muraria che dette a Pietracassa
il titolo di Rocca.
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