Correva l’anno 1883 quando la giunta comunale decise di tornare sui suoi passi
e adottare nuovamente la “rosa rossa” come stemma del comune.
Fin dalle origini del nostro paese infatti, pare dovesse essere proprio “la rosa
rossa” il nostro stemma in quanto rappresentata sia sulla ventarola del pubblico orologio
che su di un’antico sigillo comunale.
La decisione di sostituire tale stemma fu presa dalla giunta comunale intorno all’anno
1850 per motivi non troppo chiari. Il blasone che andò a sostituire la “rosa” fu la
“torre con tre bandiere” opera libera di un gonfaloniere dell’epoca.
Le tre bandiere poste sulla torre rapprensentavano i blasoni di tre nobili famiglie
protagoniste delle vicende storiche del nostro territorio in quel particolare periodo
storico: i Pannocchieschi, i Gaetani ed i più famosi Corsini, nobile famiglia fiorentina
proprietaria della tenuta medicea di Spedaletto.
Per più di trent’anni la “rosa rossa” fu messa da parte, fino a quando, nella seduta
consiliare del 20 settembre 1883, il sindaco, a nome di tutta la giunta propose di
ristabilire il vecchio ed antico stemma: una rosa rossa con bocci, foglie e peduncolo verdi su sfondo bianco con l'aggiunta del motto "tutto vive, tutto muore", riportato su di un nastro dai colori nazionali.
Considerato che lo stemma rappresentante la torre con tre bandiere era stato adottato
senza nessun valido motivo e soprattutto senza nessuna autorizzazione, il consiglio
deliberò di ripristinare l’antico stemma.
Furuno quindi ordinati i nuovi sigilli ad uso d’ufficio ed eseguito un quadro dipinto
ad olio da appendersi nella sala consiliare.
La proposta fu approvata all’unanimità dei voti con le seguenti firme: Guelfo Guelfi,
presidente, Eugenio Gualandi, segretario, Paolo Paglianti, consigliere anziano. Il
disegno del nuovo stemma comunale, tutt’oggi in vigore, venne eseguito dal Prof.
Giovanni Topi di Pisa. (Archivio storico del comune di Lajatico, Deliberazioni del consiglio
comunale, Fascicolo n° 2A p. 334)
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